LA STAMPA -INTERVISTA  A ERNESTO RUFFINI

LA STAMPA -INTERVISTA A ERNESTO RUFFINI

Ruffini: “Al referendum voto sì alla cittadinanza. Il centrosinistra passa il tempo a criticare l’avversario, faccia proposte alternative”

(Di Giulia Ricci - 2/06/25)

«Andare a votare il referendum è importante e io dirò sì convintamente al quesito sulla cittadinanza. Ma non è uno strumento da usare con leggerezza, dà una grande responsabilità: se non si raggiunge il quorum, chi riporterà questo tema centrale nell’agenda? La politica dovrebbe fare il proprio lavoro in Parlamento».

Fa un appello al voto dell’8-9 giugno, ma condivide il suo pensiero divergente Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle entrate («io ho un carattere particolare, la banalizzazione non mi ricomprende e oggi si esclude chi non è riportabile a un racconto semplice»), ora tornato alla sua professione d’avvocato che ogni giorno fa politica «girando per il Paese e cercando di risvegliarlo». Lo strumento per farlo è il suo nuovo libro, «Più uno. La politica dell’uguaglianza», che ieri ha presentato al Circolo dei Lettori di Torino per il Festival dell’Economia.

La domanda, dopo l’addio di dicembre in polemica col governo, sorge spontanea: «Scende in campo?» Ma lui, almeno per ora, nicchia: «Siamo tutti in campo: è necessario fare qualcosa per questo Paese: nessuno si salva da solo e nessuno da solo salva tutti gli altri». Un appello alla militanza che è il filo rosso del suo libro e anche delle sue opinioni, con le quali sferza i partiti di tutto l’arco costituzionale, dal Ponte sullo Stretto di Messina al premierato voluto da Giorgia Meloni fino alla debole opposizione dem: «Il Pd si sta concentrando sull’importanza di vincere e non di governare il Paese. Vincere è solo uno strumento, ma se non ci si mette d’accordo prima su come si governa…».

Secondo Ruffini, per molti un possibile «federatore centrista» in un Italia dove spesso si cerca un nuovo deus ex machina per dare nuova linfa a coalizioni e partiti, il centrosinistra passerebbe il tempo «a criticare l’avversario invece che dare proposte alternative»: «Io non mi aspetto un programma, ma risposte concrete sui temi più importanti, come immigrazione, sanità e scuole. Gli elettori vogliono sapere a grandi linee cosa si intende fare, senza essere presi per i fondelli». Dall’altra parte dell’oceano Trump avrebbe vinto «per abbandono dell’altra parte, dove hanno scelto di non utilizzare lo strumento migliore per portare gli elettori alla partecipazione, le primarie: di cui anche noi facciamo un uso bizzarro».

Ma oltre alla strigliata alla sua parte politica, non mancano le provocazioni al centrodestra: «Da Palazzo Chigi non si gestisce il traffico di Latina e lo sportello dell’Inps. Un premier, per quanto forte si basa, su un modello organizzato, che è la Pubblica amministrazione, che è la più grande opera pubblica del Paese, più di qualunque ponte o autostrada. Dire ai cittadini che le risposte veloci dipendono dalla velocità con cui il capo decide significa illuderli: si può fare tutto, anche il premierato forte, ma non per aiutare i cittadini».

Da buon riformista è stato in piazza per l’Europa, ma lo sarà («se sono a Roma») anche il 7 giugno per la pace, parla di nucleare come opportunità «i tempi sono maturi per riaffrontare il problema», ma lo usa anche per chiarire la sua posizione sul voto di questo fine settimana (dove si dice indeciso sugli stessi quesiti che hanno diviso il Pd): «Ora ricominciamo a parlare di nucleare con timidezza – conclude Ruffini - e siamo in ritardo perché è stato fatto il referendum. Cosa succederà se non si raggiunge il quorum? La cittadinanza è uno dei temi più importanti in questo inverno demografico e il centrosinistra, anche Renzi, ha fatto un errore politico a non affrontarlo quando era al governo». Un’opportunità persa che può diventare insegnamento o auspicio per il futuro, come quegli spazi bianchi nel curriculum, «i fallimenti, i lavori non fatti, i progetti lasciati a metà», che secondo Ruffini sono molto più importanti delle «noiose righe» che raccontano studi e lavori: «Quegli spazi bianchi ci uniscono e quando li guardiamo possiamo essere soddisfatti di noi, perché, nonostante tutto, siamo andati avanti».


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