CHI SIAMO NOI PER GAZA?

CHI SIAMO NOI PER GAZA?


La guerra è un costo umano insostenibile, sempre.

È sempre stato così. Nella storia, anche recente, l’umanità ha potuto solo condannare le guerre dopo averne visto gli effetti e i drammatici sacrifici di vite umane. Solo quando le armi cessano, si iniziano a contare i morti.

Ma oggi a Gaza è diverso. Assistiamo “in diretta” a una tragedia che l’Occidente, e in particolare l’Europa, non sembra in grado di arginare. Giorno dopo giorno. Morto dopo morto.

La situazione nella Striscia di Gaza è stata già definita dalle Nazioni Unite come una catastrofe umanitaria. Oltre due milioni di persone sono state intrappolate da un blocco che impedisce l’ingresso di cibo, carburante e medicinali, portando la popolazione sull’orlo della carestia e della catastrofe sanitaria.

Il governo Netanyahu in questi mesi ha reso Gaza in un obiettivo militare, ha infranto regole e convenzioni internazionali. Le atrocità del 7 ottobre 2023 sembrano aver legittimato l’apparente sospensione del concetto di principio di proporzionalità nella risposta armata.

L’Europa deve rifiutarsi di avallare il fatto che alle atrocità si risponda dimenticando le norme internazionali, che sono là a proteggere l’umanità stessa. L’Europa rappresenta il diritto contro la violenza, il raziocinio contro gli istinti, e anche la consapevolezza che nasce dalla nostra storia.

L’Europa ha una bussola da seguire per Gaza e sono due parole che fanno parte del suo DNA costitutivo: il dialogo e la cooperazione. Il massacro di civili a Gaza è inaccettabile, così come lo sono il bombardamento di ospedali; il blocco di cibo, acqua ed elettricità per oltre due milioni di persone; il rapimento di civili da utilizzare come ostaggi. Ma non basta ripeterlo ogni giorno.

La storia chiede di agire. Perché Gaza è per l’Europa anche un tassello del proprio futuro. Gaza è un tassello di una visione che deve avere l’Europa e del ruolo internazionale che all’Europa compete nel contesto internazionale.

Gaza è la misura del senso di umanità che tutti noi abbiamo perso e che l’Europa deve tornare ad offrire.

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