
“POSARE O ESSERE”, LA NUOVA EUROPA
“Posare o essere”, la nuova Europa
In un’Europa chiamata alle grandi sfide del nostro tempo, spesso la politica si affida a scorciatoie comunicative, come se il trofeo dell’attenzione fosse diventato ormai l’unica posta in palio.
In questa semplificazione la politica si rifugia sempre più spesso nella ricerca spasmodica di foto-opportunità, come se si potesse sostituire il consenso con l'incanto. Così possiamo assistere a foto in gruppo, a pose da mediatori capaci di ogni giravolta, a cortei di devozione, magari per assicurarsi il favore della base identitaria. Tutto impeccabile, tutto nella massima definizione in 4k, con il rischio concreto di nascondere un vuoto di contenuti sui temi fondamentali per i cittadini.
Perché mentre le immagini scorrono davanti alle telecamere, la sfiducia verso le istituzioni aumenta. Chi dovrebbe indicare una via “alta” si dimostra incapace di decidere. Si tengono i piedi in due staffe, si moltiplicano i rinvii in attesa di un evento risolutivo, che non sembra arrivare mai.
L’Italia al momento sembra “in posa” davanti a uno specchio. Il paradosso italiano è ben semplificato da una vecchia massima di John Lennon: “la vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altro”. Nel nostro paese maggioranza e opposizione danno la sensazione di ridurre l’Europa a quella “cosa che accade” mentre in Italia si è impegnati a fare altro.
Una nuova idea di Europa si è infatti materializzata alcuni giorni fa al Summit di Coimbra: l’Europa deve ripartire. Per farlo deve dotarsi di un vero mercato unico, esteso anche a finanza, energia, telecomunicazioni, ricerca e istruzione. Quest’ultima, l’istruzione, è stata indicata come quella “quinta libertà”, che può consolidare tutte le altre nel perseguimento di crescita, coesione, sicurezza e competitività.
Bisogna ripartire. Stare fermi non è più un’opzione. Bisognerebbe tenerlo presente anche tutte le volte che ci si mette in posa. Per un'Europa dell’essere e dell’agire, alternativa al populismo e alle soluzioni mediatiche.
Stare fermi non è più un’opzione, davanti ai tanti paradossi di una transizione verde senza infrastrutture, di una decarbonizzazione con l’energia a peso d’oro, di un'industria digitale senza una strategia comune; per non parlare di difesa e di sicurezza finanziaria.
La democrazia si nutre della capacità di compiere scelte difficili, insieme, con coraggio. Non con giochi tattici o incastri mediatici. Con un progetto che metta al centro le persone, i territori, la dignità sociale ed economica di chi vive questo nostro tempo. Ci vuole uno choc politico vero, non simbolico. Un nuovo patto europeo fondato su verità, responsabilità e visione.
Per essere Europa, per superare la retorica dei populisti. Un orizzonte da costruire per la concretezza di un disegno di unità e dignità della persona di autodeterminarsi.