
Aree Interne: Il piano inclinato
C’è una scelta politica nel nuovo Piano Nazionale delle Aree Interne che prevede che alcuni territori siano lasciati andare al loro declino. Nel documento, approvato a marzo scorso, ma diffuso gli scorsi giorni, c’è un passaggio sulla necessità di “accompagnare la decadenza” di quei territori che non riescono più a garantire servizi essenziali. La scelta del governo non è solo di ordine strutturale, economico e demografico, è una scelta che chiude gli occhi sull’articolo 3 della Costituzione, che dovrebbe “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Lo sottolineava nel 2024 anche Papa Francesco: “C’è in gioco qualcosa di più grande che la qualità della vita e la cura dei territori. Da sempre, e anche oggi, sono le aree marginali quelle che possono convertirsi in laboratori di innovazione sociale, scoprendo opportunità dove altri vedono solo vincoli, o risorse in ciò che altri considerano scarti”. In Europa, dalla Francia ai Paesi nordici, le aree “interne” sono oggetto di investimenti e valorizzazione. Sono laboratori di innovazione sociale. Sui quali i rispettivi paesi hanno deciso di investire.
In Italia sono interessati 4.000 comuni – piccoli borghi montani, paesi dell’entroterra, aree spopolate – in cui vivono quasi 13 milioni di persone. Territori reali, con scuole, presidi sanitari, strade da difendere. Con comunità che esistono e resistono, ma che rischiano di essere considerate “non sostenibili”. Un inaccettabile viale del tramonto previsto dallo Stato.
Ogni luogo ha diritto a essere un “Più Uno” nel grande mosaico del Paese che viviamo. Le comunità che resistono nelle Aree Interne vogliono giustizia e non essere liquidate da una cultura dello scarto in un’Italia che le considera marginali.
Non possiamo rassegnarci ad accompagnare il declino. Bisogna costruire il futuro, quello di tutti.
Con investimenti adeguati, con servizi giusti, con una visione che non escluda nessuno. Per valorizzare le energie del territorio e collegarle alle opportunità regionali, nazionali ed europee. Servono coraggio, visione e un impegno collettivo che riparta su nuove basi. #AreeInterne #PiùUno #Territori #Uguaglianza #Futuro